giovedì 26 marzo 2015

INCONTRO DEL 13 MARZO 2015
DIARIO CLANDESTINO di GIOVANNII GUARESCHI
Il libro racconta la prigionia dell’autore in un campo di concentramento per militari, prima in Polonia e poi in Germania, dal ‘43 al ‘45.
Non si tratta di un vero diario, come lo stesso autore ci dice all’inizio del libro; infatti non racconta giorno per giorno la prigionia ma si tratta quasi di un’antologia di situazioni tra il doloroso, il tenero, il nostalgico e l’ironico.
Ci limitiamo quindi a citare solo alcune pagine,  perché molte quelle che meritano una riflessione particolare come ad esempio quelle che seguono.

Sulla fame, esorcizzandola con una lettera indirizzata alla moglie alla quale dà  istruzioni su come imbandire la tavola per il Natale; oppure quando non si riconosce allo specchio per la magrezza.

Sulla tenerezza che traspira da alcune pagine come quella della morte del Capitano che conserva tre tavolette di cioccolata destinate ai suoi bambini e muore di fame.

Sulla nostalgia, quando parla del figlio mai nato o di Carlotta, la cui fotografia è l’unico oggetto che si salva nell’episodio del Pacco rotto dove l’autore raggiunge un punto di ironia veramente eccezionale.

Su sogno, con il quale  evade dalla condizione tragica in cui si trova, consentendogli di rimanere in vita senza impazzire. Infatti, ritroviamo il sogno nel racconto di Cip, figlio di un guardiano addetto al controllo e all’uccisione di eventuali evasori, la cui fotografia viene persa dal padre mentre viene portato in infermeria. La fotografia viene ritrovata da Guareschi, che con  l’immaginazione fa diventare il bambino piccolo piccolo tanto da poterlo tenere nel nella suo gavettino, per soddisfare il bisogno di tenerezza per i figli e per sentire un po’ meno la nostalgia.

Nonostante la terribile condizione in cui vive, la cultura e la poesia gli sono d’aiuto (molto poetica la descrizione della scia lasciata nel cielo da un aereo da caccia).

Anche sulla fine della prigionia, con la riconquistata libertà,  c’è moltissima ironia, dalla Camel nell’orecchio dell’americano, alla passione dei russi per la sveglia e alla sua opinione sugli italiani che “non muoiono neanche se li ammazzano”.

Rivolge un pensiero ironico sulla libertà di spirito anche alla sulla Signora Germania quando dice: “di fuori è una faccenda molto facile da comandare ma dentro ce n’è un altro e lo comanda solo il Padre Eterno”.

E’ davvero un diario “particolare”, è un denuncia della guerra che non ha mai un senso perché è violenza dell’uomo sull’uomo, solo perché dall’alto qualcuno lo comanda.

La bravura di Guareschi  si rileva anche nel modo in cui descrive un argomento così terribile senza intristire nonostante la commozione che fa comunque nascere nei lettori

E’ piaciuto comunque a tutte le lettrici.

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